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Lunedì, 2 Dicembre 2024

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Plastica per l’economia circolare

Quando nel lontano 1953 Marco Terragni, uno tra i pionieri dell’industria della plastica in Europa, iniziò a sviluppare con la Covema di Milano una serie di tecnologie innovative per la trasformazione dei polimeri plastici e termoplastici, appena scoperti, in semilavorati e prodotti finiti, si impose principi sorprendentemente in linea con le recenti esigenze dello sviluppo sostenibile ed economia circolare.

 

Molteplici furono gli sviluppi tecnologici a cui vi contribuì: estrusione, blow molding, iniezione, stampaggio rotazionale, filatura, saldatura, termoformatura per citarne alcune. Delle varie linee di produzione ideate per primo da Marco Terragni due in particolare sono degne di essere menzionate, in quanto, oltre ad essere tuttora impiegate, sono perfettamente rispondenti alle sempre più pressanti richieste di uno sviluppo sostenibile, meno impattanti sulle scarseggianti risorse del pianeta. La prima tecnologia è quella della filatura dei polimeri plastici per produrre monofili, introdotta nel 1959 in collaborazione con Montecatini. La seconda è quella dell’estrusione di lastre di Cartonplast (lastre alveolari di polipropilene) che sviluppò tra la fine degli anni sessanta e inizio settanta, brevettata in vari paesi nel mondo nel 1974.

 

Le lastre alveolari di polipropilene ottenute con la tecnologia di estrusione Cartonplast, negli spessori 2–25 mm, sono convertite in vari prodotti finiti tra cui: scatole per la logistica, pallet, box pallet, interfalde. Tutti questi prodotti vengono riutilizzati molteplici volte (alcuni fino a 100 volte) e a fine ciclo vengono rimandati al produttore che li macina e riutilizza integralmente per produrre i medesimi prodotti. Ci troviamo davanti al perfetto paradigma dell’Economia Circolare: riduzione del numero di prodotti immessi nel mercato, il loro riutilizzo molteplice, riciclo totale del prodotto per produrne di nuovi. In sintesi riduzione delle emissioni e del consumo di acqua.

 

La tecnologia di filatura monofili è stata invece più recentemente utilizzata per produrre Macrofibre di Polipropilene impiegate per rinforzare il cemento. La loro miscelazione col cemento permette di ridurre le dimensioni delle gabbie di ferro usate nelle strutture, conferendo una maggiore flessibilità e riducendo il propagarsi di microfratture. Ciò permette di prolungare di parecchi anni la durata delle opere in cemento (ad esempio pavimentazioni industriali, piste decollo/atterraggio aerei). Le Macrofibre riducendo la quantità di ferro usato e allungando la vita di tali opere, contribuiscono ad uno sviluppo sostenibile con una notevole riduzione dell’inquinamento ambientale. Entrambi i tipi di impianti continuano ad essere sviluppati da Agripak di Milano.

 

Info: www.agripak.com

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