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Dr. Anthony Paolo Fabrizi, specialista in neurochirurgia: cura del mal di schiena, tecniche all’avanguardia e mininvasive per un approccio efficace e innovativo
Il mal di schiena è uno dei dolori muscolo-scheletrici più comuni, soprattutto tra le persone sopra i 60 anni. Il dolore lombosacrale, o lombosciatalgia, è il più frequente: i sintomi possono includere intorpidimento, formicolio, riduzione della forza muscolare e deficit funzionali, spesso causati da stenosi lombare. Questa è una compressione del canale vertebrale, diagnosticabile tramite radiografia, risonanza magnetica, TAC ed elettromiografia, e legata all’invecchiamento, alla discopatia lombare, ispessimento dei legamenti, o traumi. La terapia iniziale include farmaci, infiltrazioni e riabilitazione per rilassare i muscoli, decomprimere le strutture neurali e rafforzare i muscoli para-spinali. Recentemente, le infiltrazioni guidate da strumenti radiologici e l’uso di biomateriali e cellule derivate dal paziente stesso hanno migliorato i risultati, sostituendo a volte i farmaci. Se la terapia conservativa fallisce, è necessario un intervento chirurgico per liberare il nervo dalla compressione, eliminando il dolore e recuperando la funzionalità. La tecnica più impiegata è la decompressione con o senza sistemi di fissazione. La decompressione rimuove parti di osso e legamenti, liberando il sacco durale e i forami da compressioni, ma può causare instabilità strutturale; per questo, spesso è associata alla stabilizzazione tramite artrodesi, usando protesi per migliorare il mal di schiena e prevenire ulteriori degenerazioni. Tuttavia, l’artrodesi con viti e barre comporta rischi significativi. Nei casi clinici in cui la stabilizzazione con viti e barre non è necessariamente indicata, un’alternativa meno invasiva è la stabilizzazione interspinosa, che usa dispositivi in titanio per stabilizzare il tratto lombare, ripristinare la distanza tra le vertebre e promuovere l’artrodesi. Questa tecnica comporta meno perdite ematiche e lesioni muscolari, migliorando il recupero post-operatorio. La stabilizzazione interspinosa decomprime indirettamente il canale lombare e i forami, a volte rendendo superflua la decompressione diretta. Studi clinici stanno valutando i benefici della decompressione interspinosa rispetto alla laminectomia e alla stabilizzazione con viti e barre. La tecnica sembra promettente per la microchirurgia lombare degenerativa, specialmente negli anziani. Il Dott. Anthony Paolo Fabrizi è un riferimento nazionale e internazionale per questa metodica, con oltre 13.200 pazienti trattati. Specializzato in Neurochirurgia all’Università di Ferrara, ha ricoperto ruoli importanti in vari ospedali, effettuando oltre 5000 interventi sulla colonna vertebrale, ed è autore di numerosi articoli scientifici.