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Martedì, 28 Gennaio 2025

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Dr. Anthony Paolo Fabrizi, specialista in neurochirurgia: cura del mal di schiena, tecniche all’avanguardia e mininvasive per un approccio efficace e innovativo

Il mal di schiena è uno dei dolori musco­lo-scheletrici più co­muni, soprattutto tra le persone sopra i 60 anni. Il dolore lombo­sacrale, o lomboscia­talgia, è il più frequente: i sintomi possono in­cludere intorpidimento, formicolio, riduzione della forza muscola­re e deficit funzionali, spesso causati da ste­nosi lombare. Questa è una compressione del canale vertebrale, diagnosticabile tramite radiografia, risonan­za magnetica, TAC ed elettromiografia, e legata all’invecchia­mento, alla discopatia lombare, ispessimento dei legamenti, o trau­mi. La terapia iniziale include farmaci, infil­trazioni e riabilitazione per rilassare i muscoli, decomprimere le strut­ture neurali e rafforzare i muscoli para-spinali. Recentemente, le infil­trazioni guidate da stru­menti radiologici e l’uso di biomateriali e cellule derivate dal paziente stesso hanno migliora­to i risultati, sostituendo a volte i farmaci. Se la terapia conservativa fallisce, è necessario un intervento chirurgi­co per liberare il nervo dalla compressione, eliminando il dolore e recuperando la funzio­nalità. La tecnica più impiegata è la decom­pressione con o senza sistemi di fissazione. La decompressione ri­muove parti di osso e legamenti, liberando il sacco durale e i forami da compressioni, ma può causare instabilità strutturale; per questo, spesso è associata alla stabilizzazione tramite artrodesi, usando pro­tesi per migliorare il mal di schiena e prevenire ulteriori degenerazio­ni. Tuttavia, l’artrodesi con viti e barre com­porta rischi significati­vi. Nei casi clinici in cui la stabilizzazione con viti e barre non è necessariamente indicata, un’alternativa meno invasiva è la stabilizza­zione interspinosa, che usa dispositivi in titanio per stabilizzare il tratto lombare, ripristinare la distanza tra le vertebre e promuovere l’artro­desi. Questa tecnica comporta meno per­dite ematiche e lesioni muscolari, migliorando il recupero post-opera­torio. La stabilizzazione interspinosa decom­prime indirettamente il canale lombare e i forami, a volte renden­do superflua la decom­pressione diretta. Studi clinici stanno valutando i benefici della decom­pressione interspinosa rispetto alla laminecto­mia e alla stabilizzazio­ne con viti e barre. La tecnica sembra promet­tente per la microchirurgia lombare degenerativa, specialmente negli anzia­ni. Il Dott. Anthony Paolo Fabrizi è un riferimento nazionale e internaziona­le per questa metodica, con oltre 13.200 pazienti trattati. Specializzato in Neurochirurgia all’Uni­versità di Ferrara, ha rico­perto ruoli importanti in vari ospedali, effettuando oltre 5000 interventi sulla colonna vertebrale, ed è autore di numerosi arti­coli scientifici.

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