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Industria 5.0: l’uomo al centro. La quinta rivoluzione industriale riporta il focus della produttività sulla persona
Il termine “Industria 5.0” è in uso da pochi anni e fa riferimento a un concetto che è, allo stesso tempo, sia in continuità e sia in rottura con l’Industria 4.0. Gli effetti degli sconvolgimenti sociali ed economici degli ultimi anni hanno condotto a una profonda ristrutturazione di come aziende e industrie gestiscono i propri processi produttivi e organizzativi, mettendo in luce la necessità di ritrovare una dimensione più “umana”, più sostenibile non solo da un punto di vista ambientale ma anche sociale. L’Industria 5.0, detta anche “l’industria umana”, rappresenta dunque una nuova fase dell’evoluzione industriale: trae forza dalla rivoluzione digitale e tecnologica che ha profondamente trasformato ogni settore dell’imprenditoria, ma si pone altresì l’obiettivo di ritrovare una dimensione più umana e rimettere al centro la persona. Mentre l’Industria 4.0 ha posto l’enfasi sulle potenzialità dell’automazione e della digitalizzazione, l’Industria 5.0 mira a creare maggiore equilibrio tra automazione e intervento umano, con l’obiettivo ultimo di trovare soluzione a quelle problematiche di natura sociale che la “rivoluzione 4.0” ha lasciato insolute.
Esattamente come accadde per la definizione “Industria 4.0”, che fu coniata nel 2011 all’Hannover Messe per indicare un vasto programma del governo tedesco per l’introduzione di nuove tecnologie e nuovi modelli di business nel mondo dell’industria, anche l’origine di “Industria 5.0” può essere fatta risalire a un evento tenutosi nella stessa città alcuni anni dopo. Nel 2017, l’allora primo ministro del Giappone, Shinzō Abe, nell’ambito del CeBIT di Hannover parlò di “Society 5.0”, programma governativo rivolto all’economia e alla popolazione giapponese il cui obiettivo era di sviluppare un nuovo “umanesimo digitale” che ricongiungesse uomo e tecnologia; lo stesso concetto che, poco dopo, avrebbe costituito la base dell’Industria 5.0 e si sarebbe ulteriormente sviluppato a seguito delle trasformazioni subite dal mondo delle imprese per via della pandemia.
Secondo il documento “Industry 5.0: verso un’industria europea sostenibile, centrata sull’uomo e resiliente” pubblicato dalla Commissione Europea nel gennaio 2021, «Industria 5.0 sarà definita alla luce di un senso ritrovato e più ampio che andrà al di là della mera produzione di beni e servizi a scopo di lucro, e che fa emergere tre elementi fondamentali: la centralità dell’uomo, la sostenibilità e la resilienza. Un approccio puramente orientato al profitto si fa ormai sempre meno sostenibile. In un mondo globalizzato, concentrarsi unicamente sul profitto significa non tenere in debito conto i costi e benefici per ambiente e società. Perché l’industria sia foriera di una prosperità reale, la definizione del suo vero scopo non può prescindere da considerazioni sociali e ambientali, tra cui un’innovazione responsabile che non sia solo o principalmente finalizzata ad aumentare l’efficienza in termini di costi o alla massimizzazione dei profitti, ma anche ad incrementare la prosperità per tutti i soggetti coinvolti: investitori, lavoratori, consumatori, società e ambiente».
Un nuovo approccio alla tecnologia e alla sostenibilità
L’Industria 5.0 è definita una “collaborative industry”: un approccio alla produzione che combina l’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale (AI), l’Internet delle Cose (IoT) e la robotica con l’intervento umano per migliorare la qualità dei prodotti, la personalizzazione, la sostenibilità e l’efficienza. Il termine Industria 5.0 suggerisce un passaggio dalla produzione di massa automatizzata verso una produzione personalizzata e sostenibile, in cui le macchine e gli umani collaborano in armonia.
L’Industria 4.0 è stata caratterizzata dalla preponderanza della digitalizzazione, dall’automazione, dall’interconnessione e dall’uso intensivo dei dati; tuttavia, questa trasformazione ha spesso portato a una riduzione del coinvolgimento umano nel processo di produzione. Il criterio da cui muove l’Industria 5.0 mira a sovvertire il primato assunto dalla tecnologia nell’era dell’innovazione 4.0, riconoscendo sì il suo grandissimo contributo alla crescita e all’evoluzione dell’industria, ma riconoscendo altresì il valore dell’elemento umano. I lavoratori umani, con le loro capacità uniche di creatività, flessibilità, intuizione ed empatia, giocano un ruolo fondamentale nel processo di produzione: Le macchine forniscono l’automazione e l’efficienza, mentre gli esseri umani forniscono la personalizzazione, l’innovazione e l’esperienza del cliente.
Le innovazioni che l’Industria 5.0 si propone di introdurre nell’ambito della produzione industriale possono essere così riassunte.
Produzione personalizzata: uno dei principi-chiave dell’Industria 5.0 è la personalizzazione dei prodotti in base alle esigenze specifiche dei clienti grazie alla combinazione di tecnologia e intervento umano. Tale sinergia favorisce la creazione di prodotti unici, dal maggior valore di mercato e in grado di differenziare le aziende rispetto alla concorrenza.
Miglioramento dell’efficienza: la collaborazione tra umani e macchine può migliorare l’efficienza dei processi produttivi. Le macchine possono eseguire operazioni ripetitive e prevedibili con velocità e precisione, mentre gli umani possono occuparsi di compiti più complessi e creativi. Questo porta ad una riduzione dei costi di produzione e un aumento della produttività.
Sostenibilità: l’Industria 5.0 pone l’accento sulla sostenibilità e la riduzione degli sprechi. Le imprese possono utilizzare tecnologie avanzate per monitorare e ottimizzare l’uso delle risorse, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.
Innovazione: l’Industria 5.0 incoraggia l’innovazione, sia nel design dei prodotti che nei processi di produzione. Gli esseri umani, con la loro capacità di pensare in modo creativo e critico, possono lavorare con le macchine per sviluppare soluzioni innovative.
Migliore esperienza del cliente: con una maggiore attenzione all’elemento umano, le imprese possono fornire un servizio clienti superiore. Le interazioni umane, combinate con l’uso di tecnologie avanzate, possono creare un’esperienza cliente più personalizzata e soddisfacente.
Cambiamento dei ruoli lavorativi: l’Industria 5.0 sta anche cambiando il modo in cui le persone lavorano. Mentre alcuni lavori vengono automatizzati, emergono nuovi ruoli che richiedono competenze come la creatività, la risoluzione dei problemi, l’empatia e la capacità di lavorare con le tecnologie avanzate.
Nelle parole del documento dedicato all’Industria 5.0 preparato dalla Commissione Europea:
«Nel mondo dell’industria, un approccio incentrato sull’essere umano fa dei bisogni e degli interessi fondamentali dell’uomo il cuore del processo di produzione, anziché concentrarsi unicamente sulle tecnologie emergenti e sulla loro potenziale capacità di aumentare l’efficienza produttiva. Anziché domandarci che cosa possiamo fare con la nuova tecnologia, chiediamoci che cosa la tecnologia può fare per noi. Anziché chiedere ai lavoratori dell’industria di adattare le loro competenze alle esigenze di una tecnologia in rapida evoluzione, vogliamo sfruttare la tecnologia per adattare il processo di produzione alle esigenze del lavoratore, per esempio per guidarlo e formarlo in modo adeguato. Ci preoccupiamo pertanto anche di assicurare che l’uso delle nuove tecnologie non leda i diritti fondamentali dei lavoratori, quali il diritto alla privacy, all’autonomia e alla dignità umana.
Per rispettare i limiti del pianeta, l’industria deve farsi sostenibile, sviluppando processi circolari che riutilizzino, convertano e riciclino le risorse naturali, riducano gli sprechi e l’impatto ambientale. Sostenibilità significa ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra, per evitare l’esaurimento e il degrado delle risorse naturali, per garantire la soddisfazione dei bisogni delle generazioni di oggi senza mettere a repentaglio la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e la produzione additiva possono svolgere un ruolo importante in tal senso, ottimizzando l’efficienza delle risorse e riducendo al minimo gli sprechi.
La resilienza si riferisce alla necessità di sviluppare una produzione industriale più solida e meglio preparata a far fronte a malfunzionamenti, capace di fornire e sostenere le infrastrutture fondamentali in tempi di crisi. I cambiamenti geopolitici e le catastrofi naturali, come la pandemia di Covid-19, evidenziano la fragilità del nostro attuale approccio alla produzione globalizzata. È necessario trovare un equilibrio con lo sviluppo di catene del valore strategiche sufficientemente resilienti, una capacità di produzione adattabile e processi aziendali flessibili, soprattutto dove le catene del valore siano al servizio dei bisogni fondamentali dell’uomo, come nel campo dell’assistenza sanitaria e della sicurezza».