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Lunedì, 7 Ottobre 2024

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Nuova emergenza energetica: l’Italia e l’Europa spingono sulle fonti rinnovabili

Guerra ed energia

 

Fra le tante conseguenze della drammatica guerra in Ucraina c’è la presa di coscienza, da parte di molti Paesi europei, della necessità di ridurre la propria dipendenza dalle fonti di energia tradizionali, visto che buona parte degli acquisti in tal senso sono effettuati con la Russia, dalla quale l’Europa occidentale si rifornisce per il 40% del gas, il 47% del carbone e il 27% di petrolio greggio.

 

Se già negli ultimi anni, quindi, i temi della sostenibilità e della transizione erano stati al centro del dibattito politico e imprenditoriale in tutto il Vecchio Continente, oggi ancor di più l’attenzione è focalizzata sull’autosufficienza energetica e sulla spinta alle rinnovabili.

 

La transizione energetica non si attua dall’oggi al domani, però. Si tratta di un cambiamento profondo e strutturale nel modo in cui si produce e si consuma l’energia, che richiede anni per prendere piede; e l’Europa, inclusa l’Italia, è in ritardo sulla tabella di marcia.

 

La Commissione Europea, proprio in risposta alla nuova emergenza energetica, ha presentato il piano RePower EU, che stabilisce il programma per affrontare le prossime sfide della transizione ed accelerare il cambiamento in virtù delle mutate condizioni geopolitiche. Il piano si articola su vari punti.

 

 

 

 

 

 

Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione Europea, in occasione della presentazione del RePower EU a Bruxelles, ha parlato della guerra e delle sue conseguenze sul piano umano, politico, economico. In merito a quest’ultimo aspetto, ha affermato che «Riguarda l’Ucraina, ma certamente anche l’Europa. Dobbiamo difendere gli interessi europei ed essere più resilienti, affrontando le nostre stesse vulnerabilità. È del tutto evidente che dipendiamo troppo dalla Russia per il nostro fabbisogno energetico. Non è un mercato libero se c’è un attore statale disposto a manipolarlo. La risposta alle preoccupazioni per la nostra sicurezza risiede nell’energia rinnovabile e nella diversificazione dell’offerta. Le energie rinnovabili ci danno la libertà di scegliere una fonte di energia pulita, economica, affidabile e nostra. E, invece di continuare a finanziare le importazioni di combustibili fossili e gli oligarchi russi, le energie rinnovabili creano nuovi posti di lavoro qui in Europa. Con il piano che delineiamo oggi, l’UE può porre fine alla sua dipendenza dal gas russo e rilanciare l’Europa».

 

 

Come si sta muovendo l’Italia?

 

La prima reazione del governo italiano è stata dichiarare, il 26 Febbraio, lo stato di pre-allarme per la fornitura di gas, che costituisce il primo step di tre fasi. Lo stato di pre-allarme non ha conseguenze significative sulle normali operazioni del mercato dell’energia; in particolare, non ha ripercussioni sugli utenti finali. Si tratta di una misura cautelativa che prevede un monitoraggio più attento del mercato e un riempimento anticipato dello stock strategico di gas, ossia delle riserve da utilizzare qualora l’approvvigionamento di energia diventi difficoltoso.

 

È di Marzo, invece, il decreto legge relativo alle misure per contenere i costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per incentivare le energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. Il decreto, tra le altre cose, proroga le misure già in essere atte a calmierare gli aumenti in bolletta e promuove l’incremento della produzione nazionale di gas allo scopo di diminuire il rapporto importazione/produzione da utilizzarsi a costo equo per imprese e PMI; promuove, inoltre, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, specialmente gli impianti fotovoltaici, con un intervento di semplificazione normativo-urbanistica per l’installazione sui tetti di edifici pubblici e privati e in aree agricole e industriali.

 

L’obiettivo di lungo termine, comunque, resta lo stesso già delineato a livello europeo: ridurre la dipendenza dal gas russo, favorire l’energia rinnovabile.

 

Per ciò che concerne il primo punto, l’intenzione dell’Italia – in linea con resto dell’Europa e con le sanzioni comminate alla Russia – è di attuare lo “zero import” nei confronti del gas russo; venendo a mancare le importazioni dalla Russia, i nuovi partner primari diverrebbero con ogni probabilità il Qatar, l’Azerbaijan e l’Algeria. Il governo Draghi punta, inoltre, a potenziare la produzione nazionale portando la produzione di gas italiano a 5 miliardi di metri cubi rispetto ai 3 attuali e di riattivare le centrali a carbone.

 

Per ciò che concerne lo sviluppo energetico sostenibile, le iniziative messe in campo – anche prima della nuova emergenza – dal PNRR sono molte e sono contenute principalmente nelle componenti 2 e 3 della missione 2 (“Rivoluzione verde e transizione ecologica”) del programma, denominate rispettivamente “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e transizione energetica e mobilità sostenibile” ed “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”.

 

Per la componente 2, il governo ha stanziato circa 23 miliardi di euro così suddivisi:

 

 

Per la componente 3, sono stanziati circa 15 miliardi così suddivisi:

 

 

 

Fonti rinnovabili, di cosa parliamo esattamente? Quali opportunità?

 

Parliamo, in senso generale, di energia prodotta da elementi naturali, non esauribili e rigenerabili. I loro vantaggi sono molteplici: le scorte non sono limitate (a differenza dei combustibili fossili), non rilasciano emissioni inquinanti né scorie, sono energeticamente efficienti e il loro impiego permette di ridurre la dipendenza dall’acquisto di energia da fornitori esteri.

 

Le fonti rinnovabili sono:

 

 

 

 

 

 

 

La crescita dell’energia rinnovabile, negli ultimi anni, è stata esponenziale e questo ha permesso loro di porsi come alternativa concreta alle fonti tradizionali. Mentre in passato, quindi, si parlava di energie rinnovabili per lo più come soluzioni complementari ai combustibili fossili, oggi i ruoli si stanno progressivamente invertendo: non più un mercato di nicchia, ma sempre più ambito dominante del settore.

 

Il motivo del cambiamento è dovuto innanzitutto al progresso tecnologico, che ha permesso agli impianti di produzione energia rinnovabile di essere più efficienti ed anche più economici. Il fattore economico ha ovviamente un peso molto importante: l’energia nucleare, ad esempio, è stata per molto tempo considerata una delle più convenienti (a ragione o a torto – dato che, oltre al costo puro dell’energia, andrebbero considerati anche i costi relativi alla filiera, come la costruzione della centrale, lo smaltimento delle scorie, l’eventuale smantellamento), ma tale primato sta gradualmente trasferendosi alle forme di energia green.

 

Un altro fattore che gioca a favore delle fonti rinnovabili è l’azione sinergica attraverso la quale diverse forme di energia riescono a soddisfare l’intero fabbisogno di un’abitazione, di un immobile, di un’azienda. Se da un lato è vero che alcuni tipi di energia non sono sempre disponibili e sono soggetti alla variabilità delle condizioni atmosferiche, è anche vero che attraverso il “mix energetico” è possibile raggiungere l’autonomia dalle fonti tradizionali. Lo dimostrano alcuni Paesi, in particolare – ma non solo – nordeuropei: ad esempio Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, nei quali percentuali sempre più importanti dei consumi energetici sono rappresentate da fonti sostenibili. Ma anche Portogallo, Austria, Lettonia ed Estonia sono esempi virtuosi. Al di fuori dell’Europa, uno dei casi più interessanti è il Brasile: Paese dalla superficie molto vasta che riesce a coprire una larghissima parte dei propri consumi attraverso energia rinnovabile per lo più autoprodotta.

 

L’Italia, nonostante nel complesso abbia ancora molta strada da fare, nel contesto europeo è fra le nazioni che sta investendo di più nella transizione energetica. L’ultimo rapporto pubblicato da GSE – Gestore Servizi Energetici rileva che nel 2020 le energie rinnovabili hanno coperto il 20,4% dei consumi elettrici, termici e dei trasporti. Un dato incoraggiante che, insieme alle numerose iniziative programmate dal governo, fa ben sperare per un futuro “green” anche per l’Italia.

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