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Plastica e sostenibilità: un connubio possibile, grazie all’impegno dell’intera filiera
La plastica è un materiale impiegato in così tanti settori e per così tanti prodotti che sarebbe ridondante farne un elenco. Dall’uso industriale all’uso edile, passando per l’uso medico fino ai suoi mille impieghi nell’ambito della vita quotidiana, la plastica si è rapidamente imposta come risorsa fondamentale, in grado di rivoluzionare moltissimi ambiti produttivi e dell’industria.
Di pari passo al diffondersi massivo del suo uso, è emerso il problema dello smaltimento dei rifiuti plastici, questione che incide a livello globale ma soprattutto sulle nazioni in via di sviluppo, che spesso non sono dotate dei necessari sistema di raccolta e riciclo. Un problema particolarmente rilevante è rappresentato dalle microplastiche, che costituiscono parte integrante di alcuni tipi di prodotti oppure possono derivare dal loro utilizzo o dal loro incorretto smaltimento; se finiscono nei terreni o nell’oceani l’impatto inquinante è notevole.
È per via di tali problematiche che gli sforzi dell’industria della plastica si sono sempre di più rivolti allo sviluppo di soluzioni eco-sostenibili, sia nell’ambito dei processi produttivi, sia nella fase di recupero e smaltimento dei materiali.
Bisogna, innanzitutto, distinguere due macrocategorie di plastica:
- Materiali termoplastici, che si sciolgono quando riscaldati e si induriscono quando raffreddati, un processo ripetibile che permette alla plastica di essere rimodellata
- Materiali termoindurenti, la cui struttura, una volta sciolti, si modifica. Questo significa che quando il materiale si solidifica non può essere nuovamente rimodellato
Le caratteristiche intrinseche del materiale, dunque, pongono diverse sfide in merito alla sua riciclabilità. Mentre per i materiali termoplastici è sufficiente incrementare la temperatura per dar loro nuova forma e nuova vita, per i termoindurenti il processo è più complesso e soprattutto richiede più energia, poiché include la polverizzazione del materiale.
Plastica e inquinamento: un problema risolvibile
Sappiamo bene che alcuni tipi di plastica impiegano anche centinaia di anni per degradarsi nell’ambiente; sappiamo anche, però, che smaltire i rifiuti plastici in modo efficiente e pulito è possibile, specialmente oggi che la tecnologia può fornire un importante aiuto nella razionalizzazione dei processi. Le azioni in favore della sostenibilità della plastica devono dunque articolarsi su almeno tre fronti: puntare sulla sua resistenza e la sua durabilità, che assicurano che molti dei componenti utilizzati in ambito industriale abbiano una vita utile molto lunga, anche di decenni; avvalersi di tutti gli strumenti tecnologici disponibili per ottimizzare gli sprechi; smaltire nel modo giusto i rifiuti plastici e recuperarli laddove possibile.
Al di là dell’apporto – sicuramente importante – della tecnologia, la chiave di volta che consente alla plastica di divenire materiale sostenibile è la collaborazione di tutta la filiera produttiva e anche dell’utilizzatore finale. Da un lato, l’industria della plastica ha dimostrato grande sensibilità al tema ambientale: nell’arco degli ultimi decenni le aziende produttrici hanno iniziato a prediligere materiali plastici ricavati da rifiuti riciclati, a ridurre le emissioni di CO2 durante i processi industriali di trasformazione e produzione, e sono stati realizzati importanti investimenti per sviluppare le cosidette “bioplastiche”. Dall’altro, governi e istituzioni locali hanno sempre più cercato di promuovere comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, a partire dalla raccolta differenziata.
La Bioplastica e le altre plastiche “green”
Bioplastica è un termine che fa riferimento a molti diversi tipi di prodotti ed è spesso confuso con altri concetti relativi alla sostenibilità della plastica.
La bioplastica in senso stretto indica quei materiali composti, in parte o in totale, da molecole di natura vegetale come l’amido e la cellulosa (di contro alle molecole derivate dal petrolio). È oggi utilizzata per moltissimi prodotti, specialmente nell’ambito del packaging, ma componenti in bioplastica stanno sempre più facendosi strada negli ambiti dell’industria, dell’automotive, dell’elettronica, dell’agricoltura e altro ancora.
Plastica biodegradabile ha un significato leggermente diverso. Se partiamo dal presupposto che la decomposizione è frutto di processi enzimatici che avvengono in qualunque caso, tutta la plastica è tecnicamente “degradabile”. Tuttavia, come detto, in alcuni casi parliamo di tempi di degradazione di centinaia di anni, di certo non ciò a cui ci si riferisce quando si parla di sostenibilità della plastica. Con plastica biodegradabile, dunque, si fa solitamente riferimento a quei materiali i cui tempi di degradazione sono di qualche settimana o al massimo qualche mese.
Con plastica compostabile ci si riferisce a quei materiali le cui caratteristiche consentono una decomposizione biologica presso gli appositi siti di compostaggio. Il processo di compostaggio è definibile “biologico” quando non vi è rilascio di residui tossici e quando, al termine del processo, tutta la plastica è convertita in anidride carbonica, acqua, composti inorganici o biomassa.
I vantaggi delle plastiche “green” dunque sono molti dato che, conservando l’eccezionale utilità della plastica, ne facilitano il recupero, lo smaltimento e il riciclo, dando un fondamentale contributo a rendere l’intera filiera più pulita e sostenibile.